L’altra metà dell’amore

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Regia di Lèa Pool

 

La regista Lèa Pool ha affermato di aver accettato di girare questo film grazie alla libertà concessale dalla sceneggiatrice Julie Thompson di poter intervenire sul cambiamento della sceneggiatura.

Il film Lost and Delirious (questa volta con un titolo italiano molto significativo: “L’altra metà dell’amore”) è veramente un bel film, visivamente, letteralmente e temporalmente.

Le attrici che danno corpo, voce e anima alle protagoniste sono estremamente brave, calate profondamente nei tre personaggi; l’ambientazione che fa contorno è non solo bella (ricorda la regista che il Quebec è cinematograficamente bellissimo e molto particolare) ma claustrofobica senza sembrarlo.

Un altro pregio di questo film è la lettura non lineare ma si sfoglia a gradi, con un unico perno centrale che dà senso a tutto: l’amore per la madre, la sua mancanza, la sua indifferenza. Infatti, il film inizia e finisce proprio con i pensieri della protagonista sulla propria madre.

E la frase ad effetto, che mi sembra di ricordare derivi dalla cultura indiana (del resto confinanti con il Quebec sono moltissime tribù pellerossa),detta dall’altra protagonista “Quando mia madre sarà vecchia, la porterò sulle mie spalle” rende così fisico e profondo l’intimo bisogno di questo legame primordiale che ci segna per sempre nel bene o nel male.

Sempre nel segno della madre anche la figura dell’anziana insegnante, che appare così ingenua e indifesa nella sua totale dedizione alle giovani dando loro autorizzazione ad esprimersi liberamente. Il suo volto così segnato, così intagliato da rughe piegate dalla dolcezza, rivela un dolore che pur antico riemerge costantemente alla presenza del disagio e della sofferenza di ogni giovane ragazza.

Dire che sono stata affascinata da questo film è dire poco, le quasi due ore di immagini e parole sono volate in un attimo.

E se il finale da molti viene stigmatizzato come inutile, stantio, già visto, io credo che sia sempre bene ricordare che il volto dell’anima, dell’amore, dei sogni non invecchia mai perché si rinnova sempre ogni volta che giovani esseri scoprono il grande mistero della vita.

Recensione di Laura Modini