A mia madre piacciono le donne

Condividi questo post

Regia e Sceneggiatura di Daniela Fejerman e Inés Parìs

Recensione di Zina Borgini

Questo film, a partire dal suo titolo, sembra aver l’ambizione di volerci parlare di scelte sessuali e in parte le nomina, ma direi che poi la narrazione e la volontà delle registe, dia più rilievo allo sbandamento in cui le nuove generazioni si trovano quando diventano possibili eredi della libertà guadagnata a fatica dai loro genitori; libertà depistante e ingombrante quando la devono agire in prima persona.
Le registe sceneggiatrici Ines Paris e Daniela Fejerman, entrambe spagnole che lavorano insieme da ben sette anni, ci propongono uno spaccato ironico e una carrellata leggera sulle nuove famiglie che sempre più abbandonano i modelli tradizionali per ricomporsi in altre possibili, e che per quanto possano sembrare bizzarre trovano, con il tempo, una loro creativa coerenza.
Ci raccontano di un marito che non si oppone nè si scompone davanti alla nuova fidanzata della ex moglie.
Ci presentano una madre sessantenne, che si innamora ancora, che non vuole più accudire, che vuole vivere il suo amore “trasgressivo” a ogni costo rompendo ogni schema e comportamento eterocentrato.
Ci fanno un ritratto di Elvira , la secondogenita di tre sorelle che va completamente in tilt quando si sente dire dalla madre che si é innamorata di una donna giovane come lei; la sua vita già precaria e paranoica, affidata da tempo alle cure di uno psicologo, subisce un nuovo colpo. Ma anche le sue sorelle, più risolte e raziocinanti, non saranno risparmiate di una dura prova che mette a nudo le loro inconfessate ipocrisie.
Scelgono di far parlare con garbo e intelligente ironia le protagoniste di questa storia moderna che vede coinvolti genitori sessantenni più progressisti delle figlie trentenni, velano il dramma latente con dialoghi divertenti, ma mai vuoti di senso.
Voglia di decostruire per andare oltre la cosiddetta normalità, provocare e sfidare il perbenismo e l’ipocrisia che vuole vite “normali” per ricostruire con fantasia le esistenze sui desideri soggettivi, attraversare le dinamiche, anche se non indolori del cambiamento. E’ il compito che si sono date Ines Paris e Daniela Fejerman.
Direi che non tutti i problemi siano stati risolti, qualche complesso argomento andrebbe più approfondito, altri sarebbe stato necessario affrontarli (tipo l’erotismo) e non sempre é con l’ironia che purtroppo si affrontano certe situazioni. Ma penso che la Paris e la Fejerman se hanno pensato di offrirci una buona fetta di torta post moderna, non siano riuscite a terminarla, ma sicuramente hanno iniziato nel modo giusto: rompendo le uova.